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266 | ATTO TERZO |
che ho comunicato la vostra idea ad altri avvocati, e tutti l’applaudiscono, e condannano, come voi faceste, la direzione tenuta da’ miei difensori. Anzi penso di domandare la revisione, e voi sarete il principal direttore.
Guglielmo. Grazie dell’onore ch’ella si degna di farmi.
Vicerè. Signor Conte, che dite voi? (al conte Portici)
Conte Portici. Dico ch’egli ha incantato tutti. Ecco don Filiberto; chieda a lui l’E. V. perchè l’ha discacciato di casa sua.
SCENA XIX.
Don Filiberto e detti.
Filiberto. Eccellenza, se io ho tenuto in casa per quattro mesi quel forestiere, l’ho fatto non conoscendolo; ma s’egli è in disgrazia vostra, se ha qualche malanno addosso, io non ne so nulla; e subito che da questi signori mi è stato dato qualche motivo, non ho tardato un momento a licenziarlo di casa.
Vicerè. Ho inteso. E in ricompensa d’averlo voi licenziato, il signor Guglielmo vi ha ottenuto la grazia di essere voi preferito in un impiego novello.
Filiberto. A me? (al Vicerè)
Vicerè. Sì, a voi.
Filiberto. A me? (a Guglielmo)
Guglielmo. Sì signore, a voi, per graritudine di avermi per quattro mesi tenuto in casa.
Filiberto. Oh! siete un gran galantuomo! Signore, quando si principia la carica? (al Vicerè)
Vicerè. Vi è tempo. Ha da ritornare il rescritto di S. M. Ne serete avvisato. Che dice il signor conte Portici?
Conte Portici. Dico che il signor Guglielmo è un uomo di merito, e che per coronare la sua fortuna, non manca altro se non che donna Livia lo sposi. (con ironia)
Guglielmo. (Oh, dicesse la verità! Ma sarà difficile. L’impegno con Eleonora mi fa disperare affatto questa fortuna). (da sè)