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L'AVVENTURIERE ONORATO | 257 |
SCENA VIII.
Camera in casa di donna Livia.
Donna Livia ed Eleonora.
Livia. Bravissima. Siete un’eroina. Voi rinunziate all’amor di Guglielmo, ed io vi lascio in libertà di disporre di seimila scudi.
Eleonora. Che volete ch’io faccia di tal danaro?
Livia. Servirà per la vostra dote; e perchè non temiate di non ritrovare lo sposo, io stessa mi esibisco di procurarvelo.
Eleonora. Eh, signora, chi ha bene amato un oggetto, non può assicurarsi di amarne un altro.
Livia. Non vi propongo un amante, vi propongo un marito.
Eleonora. Un matrimonio senza amore sarebbe lo stesso che voler vivere sempre penando.
SCENA IX.
Targa cameriere, e dette.
Targa. Il signor Guglielmo avrebbe premura di parlare colla signora Eleonora.
Livia. Venga pure, io non glielo vieto.
Targa. Non vorrebbe salire, l’aspetta giù.
Livia. Come! ricusa di salir le mie scale? Gli hai tu detto ch’io gli voleva parlare?
Targa. Sì signora, dice che verrà poi. Che ora è aspettato dal Vicerè e che vorrebbe solamente dire una parola alla signora Eleonora.
Livia. Se vuol parlare con lei, ditegli che venga qui; altrimenti non le parlerà certamente.
Targa. Glielo dirò. (parte)