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248 ATTO SECONDO

Guglielmo. Vengo subito. (Ho capito. Qui vi avrebbe a essere qualche imbrogliuccio). (da sè) Andiamo pure, io non ho paura di niente. Posso essere calunniato, ma mi fido nella mia innocenza. In tutte le mie avventure ho salvato sempre il carattere dell’uomo onesto, e siccome nessuno può rimproverarmi una bricconata, son certo altresì che in mezzo alle disgrazie troverò un giorno la mia fortuna; e se altra fortuna io non avessi, oltre quella di vivere e di morire onorato, questo è un bene che supera tutti i beni,1 e che dolcissime fa riescire tutte le amarezze dell’avverso destino. (parte col messo)

Fine dell’Atto Secondo.



  1. Pap. aggiunge: ella è una gloria che rende l’uomo immortale.