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244 ATTO SECONDO

Paggio. Può essere che la mia padrona gliele abbia prestate.

Berto. E per questo, c’era bisogno di rendergliele tutte in una volta? Io so che il padrone è rifinito, e io sono tre mesi che non tiro il salario.

Paggio. Certo che la mia padrona non ne ha bisogno. Affè di mio, ha monetacce che spaventano.

Berto. Quasi quasi mi venebbe voglia di far una di quelle cose che non ho mai fatto.

Paggio. Eh! Se l’è qualche cosa ch’io vi possa aiutare, facciamola.

Berto. Queste doppie... propriamente mi dice il cuore: donna Livia non ne ha bisogno.

Paggio. No, non ne ha bisogno.

Berto. Lasciar di dargliele dunque.

Paggio. A me non preme.

Berto. Paggino, facciamo una cosa? Dividiamole metà per uno.

Paggio. Per me ci sto.

Berto. Alò; ma zitto, veh.

Paggio. Oh! non parlo io.

Berto. E poi?...

Paggio. Fate voi.

Berto. Eh! Con dieci doppie in tasca, chi mi piglia è bravo. Andiamo. Dieci per uno. (vuol aprire la borsa)

SCENA XIX.

Guglielmo e detti.

Guglielmo. Che fate voi, birboni? (leva la borsa di mano a Berto) Così si rubano i quattrini?

Paggio. Io non so nulla.

Berto. Come e’entrate voi, signore scrocco! Datemi i miei quattrini.

Guglielmo. Briccone! Questa borsa l’avrà chi doveva averla, e tu sarai castigato.