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L'AVVENTURIERE ONORATO 233


ch’ei possa essere con altra donna legato, onde pensateci, e s’egli non si dà bene a conoscere, allontanatelo dalla vostra casa, e discacciatelo dal vostro cuore. Ho capito. A questa lettera ella vuol ch’io risponda, e vuole che la risposta sia a genio mio. Risponderò, e dal tenore della mia risposta capirà chi scrive; e capirà chi diede a me questa lettera, che Guglielmo è bensì un uomo che non sa alzare l’ingegno per farsi ricco: ma non è sciocco nemmeno, per lasciarsi fuggir dalle mani le trecce della fortuna. (parte)

SCENA XI.

Altra camera di donna Livia.

Donna Livia ed Eleonora.

Livia. Qui in questa stanza staremo con maggior libertà. Qui potete svelarmi ogni arcano, senza timore che nessuno ci ascolti.

Eleonora. Prima ch’io passi a narrarvi la serie delle mie disavventure, permettetemi ch’io vi chieda se sia a vostra notizia, che trovisi qui in Palermo un giovine Veneziano, nominato Guglielmo.

Livia. Sì, egli è in Palermo; lo conosco benissimo. (Oimè! mi trema il cuore). (da sè)

Eleonora. Deh, assicuratemi se sia vero ciò che poc’anzi mi venne asserito, cioè s’egli trovisi nella vostra casa.

Livia. È verissimo, egli è in mia casa.

Eleonora. Ah! signora, sappiate che Guglielmo è il mio sposo.

Livia. Come! vostro sposo Guglielmo?

Eleonora. In Napoli ei mi diede la fede.

Livia. Le nozze sono concluse?

Eleonora. Egli partì nel punto in cui si dovevano concludere.

Livia. Per qual ragione vi abbandonò?

Eleonora. Guglielmo in Napoli avea intrapreso un certo traffico mercantile...

Livia. (Ha fatto anche il mercante). (da sè)