Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, VI.djvu/24

14


ed i Sofismi. Con un sì bell’esempio dinanzi agli occhi, altri comici scrittori si fecer lecito di far lo stesso; in fatti, sendo la Commedia un’immagine della vita comune, il fine suo dev’essere di far veder sul Teatro i difetti de’ particolari, per guarire i difetti del pubblico, e di correggere le persone col timore di esser poste in ridicolo. Di un sì gran benefizio devono tutti gli ordini essere a parte, e siccome nel fare altrui una correzione, dee l’uomo saggio servirsi delle ragioni e dei termini al grado ed alla condizione delle persone più convenevoli, difficilmente avverrà che si corregga il nobile di quel vizio, che vede essere in un plebeo deriso, o perchè i modi della derisione non sieno alla delicatezza sua convenienti, o perchè in sè creda esser lecito ciò che nell’inferior si condanna.

Necessario è, al parer mio, che uno scrittor di Commedie tragga da tutti gli ordini delle opere sue gli argomenti, e niuno può di ciò lagnarsi, quando la critica sia generale, e non arrivi la temerità dell’Autore a dipingere una persona in modo che possa essere riconosciuta.

Molto meno di me, spero, si lagneranno le genti, poichè non solo cerco di porre i vizj generalmente in ridicolo; ma studio mio particolare si è di esaltar le virtù, e queste nelle persone nobili spezialmente, siccome quelle che, per la nascita e per la educazione, le fanno maggiormente risplendere.

Nella presente Commedia mia piacemi di porre in veduta la prudenza di una consorte nobile, angustiata da un marito geloso. La gelosia è una passione comune a tutti gli ordini delle persone1, ma opera diversamente. L’uomo di basso rango, se ha gelosia della moglie, non trovasi da soggezione stimolato a celare la sua debolezza. Comanda con libertà alla sua sposa, le vieta francamente di conversare, e se in occasione ritrovisi di aver sospetto, non cerca dissimularlo, e non ha difficoltà di sfogare la sua passione anche con uno schiaffo alla moglie. Non così pensano i mariti di condi-

  1. Segue nell’ed. Pap.: siccome è comune a tutti l’amore. Ma quest’amore violentato, sospettoso, inquieto, varia gli effetti suoi, secondo la varietà delle persone che amano. L’uomo di basso ecc.