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224 ATTO SECONDO

Filiberto. (Apre la lettera e osserva la sottoscrizione) Il Conte di Brano. Oh! che mi comanda il signor Conte? Amico, voi avete in casa un impostore, che ebbe l’ardire di passar per medico, tuttochè confessi egli medesimo di non esser tale, sagrificando al vile interesse la vita degli uomini. Io l’ho conosciuto in Gaeta, da dove sarà fuggito per la scoperta della sua impostura. La vostra casa onorata non dee prestar asilo a simil sorta di gente, onde vi consiglio scacciarlo, e se volesse resistere, assicuratevi della mia assistenza. Oh, che cosa sento! Dica ora mia moglie ciò che sa dire, da qui a quattro giorni al più, voglio per assoluto ch’ei se ne vada. Piuttosto gli renderò il suo denaro.

SCENA IL

Il Conte Portici e detto.

Conte. Amico, si può venire?

Filiberto. Ohi signor conte Portici, mi fate onore. Che cosa avete da comandarmi?

Conte. Non avete voi in casa un forestiere, che ha nome Guglielmo?

Filiberto. È verissimo.

Conte. Io vi parlo da amico: non vi consiglio tenerlo più lungamente con voi. Non si sa chi egli sia. Fa da poeta, ma credo che per causa di certa satira, sia stato scacciato dal paese dov’era prima; e se i suoi nemici lo trovano in casa vostra, avrete de’ guai.

Filiberto. Signore, vi ringrazio con tutto il cuore. Mi prevarrò dell’avviso che voi mi date.

Conte. Ognuno poi anche si stupisce di voi, che tenghiate in casa un giovine sconosciuto. Vi parlo da amico, si mormora assai di vostra moglie, e la vostra riputazione è in pericolo.

Filiberto. Dite davvero?

Conte. Il zelo di buon amico mi ha spinto ad avvertirvi di ciò. Non crediate già ch’io sia sì temerario di credere che donna