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L'INCOGNITA 179


che si è scoperta essere la figlia del conte Ernesto dell’Isola, spero che mi procurerete una sì buona fortuna.

Pantalone. Cossa disela, siora, lo vorla mio fio? (a Rosaura)

Rosaura. No certamente, e prima morirò che sposarlo.

Pantalone. Sentistu? (a Lelio)

Lelio. Via, pregatela, ditele delle buone parole.

SCENA XVIII.

Ridolfo ed i suddetti.

Ridolfo. Oimè! Figlia? Sei tu qui? Sei tu salva?

Rosaura. Ah padre, assistetemi per pietà.

Pantalone. No ve dubitè gnente, son qua mi, e vostra fia la defendo mi. (a Ridolfo)

Lelio. Che pretendete voi qui? (a Ridolfo)

Ridolfo. Pretendo la mia unica figlia.

Lelio. Chi vi ha detto che ella era in mia casa?

Ridolfo. Lo seppi da Colombina.

Lelio. (Ah, lo dissi! Colei ha rotto ogni mio disegno). (da sè)

SCENA XIX.

Ottavio ed i suddetti.

Ottavio. Dove non è chi riceva le ambasciate, si passa per necessità. Signor Pantalone, di voi veniva in traccia. Trovai la prima porta chiusa e difesa, e Colombina mi facilitò per altra parte l’accesso.

Lelio. (Diavolo, portati Colombina. Ci mancava costui). (da sè)

Pantalone. Cossa me comanda el sior Ottavio?

Ottavio. Un uffiziale di Sua Maestà desidera con voi parlare. Egli è mio amico, ed io l’ho accompagnato alla vostra casa.

Lelio. Non introducete uffiziali. (a Pantalone)

Ottavio. Eccolo. Passate, signor tenente, passate.