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L'INCOGNITA 167


ciò che tante volte vi ho chiesto in dono, non è poca sofferenza la mia, che io pur continui a pregarvi.

Rosaura. Che pretendereste di fare?

Lelio. Potrei dir voglio.

Rosaura. Potreste uccidermi, e niente più.

Lelio. Vi sono degli alberi e delle corde.

Rosaura. Vi sono i Dei che proteggono l’innocenza.

Lelio. Bene, o disponetevi ad esser mia, o vediamo se vi sarà chi possa trarvi dalle mie mani.

Rosaura. Credete voi così poco nella provvidenza del cielo?

Lelio. Ora non ascolto che le voci dell’amor mio.

Rosaura. Amor perfido, amore scellerato.

Lelio. Se più l’irritate, lo cambierò in fiero sdegno.

Rosaura. Oh, quanto temo meno il vostro sdegno del vostro amore!

Lelio. Ne faremo la prova. Venite meco.

Rosaura. Dei, assistetemi.

Un Armato. Signore. (venendo dalla scena frettoloso)

Lelio. Che cosa c’è?

Un Armato. Presto. Siamo sorpresi. La sbirraglia è poco lontana.

Lelio. Amici, o salvarci, o morire. Se cadiamo in mano dei birri, la nostra morte sarà ignominiosa. Seguitemi, e non temete. Altre volte ho fatto fuggire questa canaglia.

Rosaura. Ecco, ecco il soccorso del cielo.

Lelio. Giubbili, indegna, lusingandoti di fuggire? Giuro al cielo! Non ti riuscirà questa volta. Entra in quella capanna.

Rosaura. Oh Dio!

Lelio. Cacciatela a forza. (a due armati)

Rosaura. Misera me! (entra nella capanna)

Lelio. (Chiude) Voi restate alla custodia di questa donna, e se tenta fuggire, uccidetela. Saprò rimunerare la vostra fede. Eccovi intanto due zecchini per ciascheduno. Ecco in questa borsa la maggior parte dell’oro che aveva mio padre. Sentite il calpestio. Prendiamo i posti, e attendiamoli al varco. (Parte cogli armati, restando due alla custodia di Rosaura, i quali si ritirano dietro alla capanna.)