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L'INCOGNITA | 145 |
Lelio. Siete dama? Compatitemi. (si cava il cappello) Con tutto il rispetto. (s’inchina)
Eleonora. Contentatevi di uscir di qui.
Lelio. Come! Per essere una dama mi discacciate? Credete voi ch’io sia qualche uomo di villa?
Eleonora. Qualunque voi siate, avete commessa un’azione indegna.
Lelio. Perchè un’azione indegna?
Eleonora. Entrar in camera d’una donna che dorme? Chiuder la porta? Che pretendete voi di fare colla porta chiusa?
Lelio. Se la porta chiusa vi offende, ecco che per obbedirvi io l’apro. (apre la porta)
Eleonora. (Tornasse almeno Ridolfo). (da sè)
Lelio. Ora sarete contenta.
Eleonora. Sarò contenta, se voi uscirete da questa stanza.
Lelio. Sono un uomo d’onore, e voi m’offendete se mi scacciate.
Eleonora. Restatevi dunque, ed io partirò. (va per partire)
Lelio. No signora, non partirete. (l’arresta)
Eleonora. Mi userete voi un’impertinenza?
Lelio. Vi pregherò di soffrirmi.
Eleonora. Ditemi, che volete?
Lelio. Placatevi, e parlerò.
Eleonora. Parlate; vi ascolterò, se lo meritate.
Lelio. Signora, qui non sono venuto per voi; ma poichè la sorte ha offerto ai miei lumi il vostro bel volto, sarei stato indegno di un bene, se non mi fossi trattenuto a mirarlo.
Eleonora. Chi siete voi?
Lelio. Son uno che si darà a conoscere, se voi avrete la bontà di manifestarvi.
Eleonora. Nè io vi dirò il mio nome, se voi a me non isvelate il vostro.
Lelio. Dunque seguiteremo a discorrere senza esserci conosciuti.
Eleonora. Spero che di qui partirete.
Lelio. Per ora sarà difficile.
Eleonora. Vi farò pentire della vostra insolenza.