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144 | ATTO PRIMO |
SCENA VII.
Lelio, la suddetta, poi il Cameriere.
Lelio. Non v’è l’oste? Non vi son camerieri ) Non vi è nessuno che sappia rendermi conto... Come! Rosaura ancora svenuta? Che vedo? Questa non è Rosaura; ma se non è Rosaura, non è cosa da gettar via. Sola all’osteria della posta, chi mai può essere? Oh buono! Sarà un’avventuriera, ed io mi lascierò fuggir dalle mani una sì bell’avventura? Sarei ben pazzo, se lo facessi.
Cameriere. Signore, che fa ella qui? Nelle camere dei forestieri non s’entra con questa libertà. (a Lelio)
Lelio. Briccone! Così parli con me? (gli dà uno schiaffo)
Eleonora. Oimè! (si sveglia)
Cameriere. A me uno schiaffo?
Lelio. Sì, a te, e per giunta un carico di bastonate (lo bastona)
Cameriere. Ahi, ahi, aiuto! (parte)
Eleonora. Misera me! In qual luogo son io venuta?
Lelio. Prendi e impara. (chiude la porta)
Eleonora. Signore, chi siete voi?
Lelio. Un galantuomo.
Eleonora. Da me che volete?
Lelio. Niente, signora, non vi sgomentate.
Eleonora. Che fate in questa camera?
Lelio. Ci sono venuto a caso.
Eleonora. Perchè chiusa avete la porta?
Lelio. Per non essere disturbato.
Eleonora. Ma che pretendete?
Lelio. Niente altro che esibirvi la mia servitù.
Eleonora. Sapete voi chi son io?
Lelio. No ho l’onor di conoscervi.
Eleonora. Entrate in camera d’una donna che non conoscete?
Lelio. Un uomo d’onore può entrar da per tutto.
Eleonora. Gli uomini d’onore non perdono il rispetto alle dame.