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L'INCOGNITA 143

SCENA V.

Camera nell’osteria.

Eleonora, Ridolfo, Cameriere dell’osteria.

Cameriere. Restino qui serviti. Questa è la camera migliore dell’osteria.

Eleonora. Certa Colombina la conoscete voi? (al cameriere)

Cameriere. Sì signora, la conosco.

Eleonora. È ella qui in Aversa?

Cameriere. Vi è senz’altro.

Eleonora. Ridolfo, facciamola a noi venire?

Ridolfo. Anderò io a ricercar Colombina. Già ho pratica della terra.

Eleonora. Sì, andate e conducete con voi Rosaura.

Ridolfo. Sarà tutta lieta nel rivederci.

Eleonora. Sarà più lieta, quando saprà le nuove felici che le rechiamo.

Ridolfo. Ardo di volontà d’abbracciarla. (parte)

SCENA VI.

Eleonora sola.

Povera Rosaura, ella è stata finora un giuoco della fortuna; ma spero che questa instabile deità, fissato il chiodo alla ruota, stanca sarà di perseguitare una sventurata innocente. Io sarò l’araldo felice dei suoi contenti. Per la brama di essere la prima a mirar col labbro ridente l’afflitta giovane, ho bene impiegato questo piccolo viaggio, il quale, tutto che non ecceda le dieci miglia, comodo certamente non mi è riuscito. (siede) Stanca sono, e la stanchezza al riposo m’invita. Se non torna Ridolfo, sola addormentarmi non deggio. Ma il sonno sempre più mi violenta. Oh Dio! Un momento solo di quiete. (s’addormenta)