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140 ATTO PRIMO


uomo civile, di età avanzata, nominato Ridolfo, il quale mi ha conosciuta in Napoli, quando andava alle fiere colla mia povera madre, ed è stato anch’egli parecchie volte a villeggiare da noi. Venne, come diceva, un giorno a ritrovarmi e aveva seco Rosaura. Mi pregò di tenerla per qualche tempo in mia compagnia, promettendo pagar per essa le spese, e in fatti mi diede subito dieci ducati. A vedere dieci ducati in una volta, saltai come un daino; ma a quest’ora, per dirla, me ne ha mangiati più di trenta. Però non importa, le voglio bene. (E prego il cielo di ritrovarla). (da sè, si asciuga gli occhi)

Beatrice. E Florindo come si è introdotto?

Ottavio. Aspettate. (a Beatrice) Dite, Colombina carissima, quello che ve l’ha consegnata, vi ha detto chi ella fosse?

Colombina. Mi ha detto essere una giovane assai civile, che per salvare la di lei vita era forzato tenerla occulta in un luogo lontano dalla città, e che da lì a pochi mesi sarebbe venuto a prenderla, o per ricondurla in Napoli, o per nasconderla in qualche luogo ancor più remoto di questa terra.

Ottavio. E non sapete niente di più?

Colombina. Ho detto tutto quello ch’io so.

Beatrice. Ora posso chiederle di Florindo? (ad Ottavio)

Ottavio. Abbiate sofferenza. Gran premura avete di questo Florindo! Dalla giovane avete mai ricavato niente? (a Colombina)

Colombina. Niente affatto. Ella sa qualche cosa, ma non vuol parlare.

Ottavio. Ha detto di esser nobile?

Colombina. Sì, questo l’ha detto.

Ottavio. Ha detto nulla di che paese ella sia?

Colombina. Per quel che si sente, pare non sappia memmen ella dove sia nata precisamente.

Ottavio. È mai uscita a dire, essere stata in pericolo per qualche amoretto?

Colombina. Mi ha giurato più volte non essere stata mai innamorata.

Beatrice. Poverina! E appena ha veduto Florindo, subito si è accesa d’amore.