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116 ATTO PRIMO

Florindo. Ella ci segue, e poco può tardare a raggiungerci. Sapete che ha ella acconsentito alla nostra fuga, e vi terrà quella custodia medesima, ove anderemo, che vi ha tenuta per sei mesi nella propria sua casa. Convien superare ogni difficoltà. È necessario togliervi dalle insidie di Lelio che vi perseguita, che v’insulta, che minaccia rapirvi, ed io sapete voi quante volte sono stato in pericolo di perdere per vostra cagione la vita. (Ah, se Beatrice s’accorge della mia fuga, tenterà impedirla. Temo ancor più di Lelio questa donna importuna). (da sè)

Rosaura. Ma dove anderemo? Ma dove pensate voi ricovrarmi?

Florindo. Deh, non perdiamo inutilmente il tempo. Raggiungiamo il calesse, che ad arte ho fatto trattenere fuori di questa terra. Colombina ci avrà prevenuti per via più corta. Andiamo, Rosaura, andiamo. Fidatevi di me, e non temete.

Rosaura. L’amore che ho per voi, ed il timore di Lelio, son due stimoli alla mia fuga. Il cielo, che vede l’onestà delle nostre intenzioni, ci sarà scorta. Oimè, sento gente.

Florindo. Andiamo, andiamo, non ci arrestiamo per questo; all’alba del giorno i contadini vanno al lavoro. Non vi prendete pena d’incontrar gente. (A quest’ora Beatrice non sarà alzata). (da sè)

Rosaura. Vedete un uomo che si è fermato dietro quegli alberi?

Florindo. Che importa questo? Seguitiamo la nostra strada.

Rosaura. Oh Dio! Mette mano alla spada.

Florindo. Cielo, aiutami, egli è Lelio.

Rosaura. Ah, che il cuore me lo diceva.

Florindo. Presto, nascondetevi.

Rosaura. Dove?

Florindo. Il traditore non passerà. (mette mano alla spada)

SCENA II.

Lelio con la spada alla mano, e detti.

Lelio. Indegni, vi ho colto al varco.

Rosaura. Dei, assistetemi. (fugge)

Lelio. Non fuggirai. (vuol seguirla)