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L'AUTORE
A CHI LEGGE.
Q
UESTA Commedia che ora pubblico colle stampe, diversa è forse da tutte le altre mie. Ella è romanzesca, fatta per me non per inclinazione ch’io avessi ad un tal genere di teatrale componimento, che anzi ne son nemico, ma per un mero capriccio, in una certa occasione che a farlo mi ha stimolato. Alcune commedie di tal carattere esposte furono sulle Scene da un valoroso soggetto ch’io tanto venero, quanto egli me disprezza ed insulta1. Fortunate riuscirono tali composizioni, da un noto Romanzo onninamente estratte, e quantunque condannassi io dentro di me medesimo la massima di nuovamente sulle nostre Scene introdurle, l’esito m’invaghì di darne una io pure al Popolo, che del sorprendente qualche volta s’appaga. Non volli però io, in ciò facendo, perdere soverchio tempo nella lettura di alcun romanzo, ma ideandomi una favola romanzesca, tessei con tale immagine la presente Commedia, la quale è di tanti fatti, di tanti accidenti ripiena, che potrebbe servir di sommario per un romanzetto di quattro tomi almeno. In verità, se ozio avessi, provarmi vorrei a farlo, e intitolarlo vorrei il Bravo Impertinente. Era questo il titolo d’una commedia da me promessa al pubblico, fra le sedici scritte nell’anno 1750, ma venendomi voglia di far l’Incognita, in vece sua, per adempire e la mia volontà e l’impegno mio, intitolai la Commedia allora: L’Incognita perseguitata dal Bravo Impertinente.
Parratti superfluo, Lettor carissimo, ch’io voglia renderti conto di una si frivola mutazione, ma pure ho dovuto farlo, poichè dar si potrebbe che nella edizion di Venezia2 piantata fosse tale Commedia nella maniera che i comici l’hanno avuta, e parrebbe a taluno che quella e questa non fossero la stessa cosa. Per dir il vero però, la stessissima cosa non sono, poichè pensando io a stam-
- ↑ Alludesi evidentemente all’ab. Pietro Chiari.
- ↑ Alludesi all’ed. Bettinelli.