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lume. S’io voglio, per esempio, far rilevare la vivezza del vostro spirito sorprendente, brillante, non trovo, per dargli risalto, quelle ombre che in qualche altra spiritosa si truovano; ma colorir dovendo con egual forza la vostra esimia prudenza, due forti colori uniti potrebbero per me, che pochissimo so quest’arte, produrre una confusione. Trattandosi però d’un ritratto di virtù morali, che non sopra una tela, ma va sui fogli colle parole impresso, posso disimpegnarmi, asserendo che il tempo e le occasioni fanno ora l’una, ora l’altra di queste due virtù maggiormente risplendere, sendo voi spiritosissima, quando la conversazion lo permette, savissima, quando l’opportunità lo richiede. Così delle altre vostre prerogative parlando. La gentilezza e il contegno, la splendidezza e la moderazione, il frizzo e la nobiltà de’ pensieri spiccano in Voi a vicenda, anzi regnano in voi con armonia perfetta, senza confondersi nelle azioni loro diverse, perchè regolate dalla virtù, che è la base fondamentale d’ogni vostra interna bellezza.

Sinora parlato ho di que’ ritratti che far si sogliono colla penna, ma se il pregio avessi, che ha il valoroso Pietro Zanotti, di farli, e con questa, e con il pennello, vorrei studiarmi anche adesso di dipingervi sopra una tela qual vi ho veduta, per sei sere, due anni sono1, in Bologna in abito da Ermione. Fortunata Andromaca di Racine, tu eri bella più che non sei, recitata colà da una sceltissima compagnia di Dame e di Cavalieri. Andromaca coi dolcissimi modi suoi mi ha fatto piangere per tenerezza, Pirro mi trasportava in Grecia colla verità dell’azione, e Oreste destava in me la maraviglia per una parte, e la compassione per l’altra; ed Ermione? Ah, la bellissima Ermione un carattere sosteneva da non piacere agli animi, alla pietà inclinati, ma sapea mescere di tante grazie gli accorti detti e le simulate passioni, che amabile si rendeva, anche nell’atto di tormentare. Il celebre Autor Franzese ebbe animo in questa Tragedia sua di far vedere in Ermione quanto abbia poter la donna sopra d’un cuore amante, e diedele tai sentimenti e tale arte, atta a far delirare. Ma se veduta avesse Ra-

  1. La presente lettera di dedica fu stampata la prima volta nel t. VIII dell’ed. Paperini di Firenze, l’anno 1754.