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vere dopo il corso di pochi anni il Consorte vostro in Roma, passaste a felicitarne un altro in Bologna, e ornare col pregevole acquisto della persona vostra la Città medesima, che vi adora. Conosciuta è niente meno la famiglia nobilissima, antica, de’ Conti Marascalchi, e sua Eccellenza il signor Senatore Vincenzo, degnissimo Vostro Sposo, è un Cavaliere pieno di mille fregj, reso da voi lietissimo e giubbilante nell’anno scorso col pargoletto vezzoso dato da voi alla luce, destinata essendo dal Cielo a portare ovunque voi siate le celesti benedizioni.
Tutto ciò non per tanto in ogni parte è palese; e quello che può interessare moltissimo l’altrui curiosità, consiste in una relazione dei personali infiniti meriti vostri. Vero è che la fama anche di questi ne ha sparso il grido, ma da me, che la fortuna ho avuto di potervi da vicino ammirare, s’attenderà facilmente dai più lontani dell’E. V. il ritratto. Questa per me sarebbe un occasione di farmi onore davvero, quando sapessi non dirò i lineamenti del vostro dolce viso dipingere, ma le belle qualità che vi adornano bastantemente spiegare. Pare che noi Poeti sogliamo sempre ingrandir le cose; che i ritratti nostri sieno eccedenti il vero, e perdo sono le lodi nostre sospette, giudicandole il volgo o dall’interesse, o dall’adulazion partorite. Grazie al Signore, non sono io da veruno di questi vizi attaccato, e pur troppo il dire la verità mi ha recato non piccioli pregiudizj. Ma quando anche nel ragionare di V. E. volessi eccedere, non potrei farlo, poichè contenendomi nei limiti della natura umana, senza i pazzi trasporti di quelli che vogliono divinizzare le persone che vivono, nulla dir posso di grande che in voi non si trovi, e non sorpassi il modo mio di spiegarmi, onde quando mi studj a far di voi il miglior ritratto ch’io sappia, dirà chi vi conosce: non la somiglia. Lo diranno poi anche per quella ragione medesima, per cui a cotal critica sono i più celebri ritrattisti soggetti. Convien riflettere in qual punto di vista l’originale e copiato. Taluno considera più una bellezza d’un’altra. Pare a talun altro che meno un qualche fregio sia rilevato, e siccome in V. E. tutti sono perfetti, con tanti colori vivi, non è sì facile far che tutte le parti abbiano un egual