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LA DAMA PRUDENTE 99

Marchese. Amico, fate bene a contentare una moglie che merita. (Ella è troppo severa, e suo marito è troppo condiscendente). (da sè, parte)

Conte. Auguro a tutti un felice viaggio. Don Roberto, amate vostra moglie, che ben lo merita. (S’io fossi il di lei marito, non la lascierei praticare liberamente, come fa don Roberto. Si vede bene ch’ei non è niente geloso). (da sè, parte)

Roberto. (Manco male che se ne sono andati). (da sè) Donna Eularia, do alcuni altri ordini al maestro di casa che in sala mi aspetta, e monto in carrozzino senza nemmeno tornare a casa... Ma ditemi, che cosa faremo di Colombina?

Eularia. Colombina e suo fratello mi hanno chiesto licenza, perchè la loro madre è moribonda. Li ho regalati, e partiranno a momenti.

Roberto. Buono. E il paggio lo condurremo con noi?

Eularia. Il paggio? Non sapete quel bricconcello del paggio? Perchè ieri gli ho dato uno schiaffo, è fuggito da una sua zia e non vuol più venire.

Roberto. Questa sua fuga non può essere più a tempo. A Castelbuono si usano i paggi? (a donna Emilia)

Emilia. Non si usano.

Roberto. Gli altri servitori li condurremo con noi.

Eularia. Sì. (Gli altri non sanno nulla degli accidenti occorsi), (da sè)

Roberto. Andiamo dunque a questo benedetto castello. (Lode al cielo, avrò terminata quell’enorme fatica d’esser geloso e di non parere di esserlo. Se mia moglie si elegge per abitazione un castello, è segno ch’ella non è invaghita del mal costume di una città). (da sè, parte)

Emilia. Andiamo, donna Eularia; andiamo, che a Castelbuono vi sembrerà più cara e più piacevole la conversazion del marito. (parte)

Rodegonda. Andate pure, e badate bene di non annoiarvi. Chi è avvezzo al gran mondo, difficilmente si accomoda al vivere ritirato. (parte)

Eularia. Io mi aspetto godere una vita felice, un ritiro beato, un