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98 ATTO TERZO

SCENA XX.

Don Roberto e detti.

Roberto. Oh, eccomi qui... (Mi voleva maravigliare che non ci fossero i ganimedi). (da sè)

Emilia. Che ha detto mio marito? Quando partiremo noi? (a don Roberto)

Roberto. Egli fa attaccare i cavalli, e aspetta il nostro comodo.

Eularia. Marito mio carissimo, voi direte che io sono volubile; ma non so che fare. Sappiate che sono quasi pentita di andare a Castelbuono.

Emilia. Oh, questa vi vorrebbe!

Roberto. Come! Pentita? Sono forse stati questi signori, che vi hanno svogliata?

Marchese. Noi non abbiamo parlato.

Eularia. La ragione per cui sono quasi pentita, non è già per piacer di restare, o per dispiacer d’andare. Penso che la mutazione dell’aria mi potrà far bene, ma tornando in città, starò peggio che mai: onde per pochi giorni non ci voglio andare. O andiamo per istarvi un anno, o non ci vengo punto.

Roberto. Sì, un anno, due, tre. Anco sempre, se volete.

Eularia. Anco sempre?

Roberto. Sì, per contentarvi lo farò volentieri.

Eularia. Quand’è così, andiamo immediatamente1.

Roberto. E della casa nostra che ne2 faremo?

Eularia. Dopo qualche tempo verrete voi ad appigionarla e levare i mobili, se vi piacerà il soggiorno di Castelbuono.

Roberto. Mi piacerà senz’altro. Amici, addio. State allegri, state sani. Godetevi le vostre amabilissime conversazioni. Quanto mi spiace lasciarvi! Quanto mi spiace che donna Eularia perda la compagnia di due cavalieri savi e prudenti, come voi siete!

  1. Paperini: vengo immediatamente. Addio, patria mia, non mi vedrai mai più.
  2. Paper.: come.