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94 ATTO TERZO


alla sua buona fede? Avete immediatamente cercato rapirgli il cuore della sua sposa, cavalieri indiscreti: sì, lo avete cercato. Io lo so, che ho dovuto arrossire nell’avvedermi della vostra rivalità! Sì, la vostra indegna passione vi ha trasportati all’eccesso di metter mano alla spada nelle proprie mie camere. Ringraziatemi d’avervi io difeso alla presenza di mio marito; ma ecco il ringraziamento che voi mi fate. Mi si fanno de’ nuovi insulti. Si cercano nuove risse: si parte con iscandalo dalla conversazione: si fa un duello, e si mette a repentaglio l’onore di un cavaliere, che vi ha introdotto per amicizia; di una dama, che vi ha sofferti per convenienza. Orsù, siete arrestati; ma essendo leggiera in faccia al mondo la vostra colpa, sarà leggiera la vostra pena. La pena grande cadrà sopra di me, se sarà noto che per mia cagione vi siate sdegnati, vi siate battuti. La gelosia suppone amore, e niuno vorrà credere che voi siate due fanatici appassionati senza cagione. A questo gran male siete ancora in tempo di riparare. La cagione delle vostre risse ancora non è palese. L’onor mio, l’onor vostro, due cose richiede. La prima, che supponghiate un’ideale cagione dei vostri sdegni; la seconda, che torniate amici com eravate. La prima è facile, la seconda è difficile; ma io vi saprò agevolare anco questa. Non siete rivali per me? Non siete nemici per mia cagione? Eccovi levato l’oggetto de’ vostri sdegni, lo parto, io vado a Castelbuono con mio marito. Ma deh, prima ch’io parta, cavalieri onorati, cavalieri saggi e discreti, a una dama che si sagrifica per vostra cagione, fate questa sola grazia, - che col pianto agli occhi vi chiede. Tornate amici, scordatevi di ogni rissa, e se mi volete veder contenta, vi supplico, vi scongiuro, abbracciatevi alla mia presenza.

Conte. Ah Marchese, resistere più non posso. Eccomi fra le vostre braccia.

Marchese. Sì, in grazia di donna Eularia, come amico vi abbraccio.