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92 ATTO TERZO

Rodegonda. Orsù, per farvi vedere che vi son vera amica, voglio compiacervi. Vi farò introdurre in una camera, e là farò passare i due cavalieri; ma avvertite, per amor del cielo, che non si sappia.

Eularia. Fidatevi d’una dama d’onore. Preme a me la segretezza, niente meno che a voi; anzi vi supplico a far si che don Roberto non lo venga a sapere.

Rodegonda. Andiamo prima che torni mio marito, e frattanto che siete a discorrere coi cavalieri arrestati, parlerò a donna Emilia per voi.1 (parte)

Eularia. Il cielo mi va assistendo. Tutto va a seconda de’ miei disegni. (parte)

SCENA XII.

Stanza terrena

Il Conte solo.

Come! Un cavaliere par mio arrestato per una sì lieve cagione? Per aver risposto ad un ardito che mi ha provocato? Spero, se si saprà la cosa com’è, mi sarà fatta giustizia.2 Che dirà donna Eularia? Povera dama, che mai dirà? Se pubblica si rende la cagion delle nostre risse, si offenderà altamente la delicatezza dell’onor suo. Sento aprire. Come? Una donna? Oh cieli! Donna Eularia.

SCENA XIII.

Donna Eularia ed il suddetto.

Conte. Madama, voi qui? Siete voi venuta per me?

Eularia. Non son venuta per voi.

Conte. Dunque qual cagione qui vi conduce?

  1. Segue nell’ed. Pap.: «Eul. Non confidate a donna Emilia questo mio colloquio coi cavalieri, ed avvertitela che dell’arresto loro non parli con don Roberto. Rod. Non vorrei che il farvi da mediatrice in un tale affare, per me fosse una macchia. Eul. Sono una dama onorata. Rod. Siete onorata, ma con due arrestati io non mi fiderei. Eul. Il cielo mi va ecc.».
  2. Segue nell’ed. Pap.: Ma qui non vedo nessuno; non vi è persona a cui mi possa raccomandare. Che dirà ecc.