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PAMELA | 83 |
Pamela. Deh, fatelo subitamente1; fatelo per pietà; non mi tenete più in pena.
Andreuve. Ah, ah Pamela! Tu sei una virtuosa fanciulla, ma circa la curiosità, sei donna come le altre.
Pamela. Perdonatemi; non ve lo chiedo mai più.
Andreuve. Povera figlia! Sei pur buona! Sì, cara, te lo dirò. Quante volte mi ha stimolato a farlo il mio rimorso, e la tua cara madre! Ma ogni giorno la povera vecchierella, il famiglio, la mandra, il gregge avean bisogno di me. Ora ch’è morta la tua padrona; che qui non devi restare con un padrone, che non ha moglie; che deggio ricondurti al mio rustico albergo, voglio prima di farlo, svelarti chi son io, chi tu sei: acciò nella vita misera ch’io ti propongo di eleggere per sicurezza della tua onestà, abbia merito ancora la tua virtù.
Pamela. Oimè! Voi mi preparate l’animo a cose strane.
Andreuve. Sì, strane cose udirai, la mia adorata Pamela.
SCENA V.
Milord Bondfil e detti.
Pamela. Ecco il padrone.
Andreuve. Signore....
Bonfil. Siete voi il genitor di Pamela?
Andreuve. Sì, signore, sono il vostro servo Andreuve.
Bonfil. Siete venuto per rivedere la figlia?
Andreuve. Per rivederla pria di morire.
Bonfil. Per rivederla, e non altro?
Andreuve. E meco ricondurla a consolar sua madre.
Bonfil. Questo non si può fare senza di me.
Andreuve. Appunto per questo io sospirava l’onore d’essere a vostri piedi.
Bonfil. Qual ragione vi spinge a volervi ripigliare la figlia?
Andreuve. Siamo assai vecchi; abbiamo necessità del suo aiuto.
- ↑ Bett.: tostamente.