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PAMELA 73

Jevre. Eh Pamela, egli avrebbe più bisogno di voi che di me. (parte)

Pamela. (Ah, che non mi conviene d’andare!) (da sè)

Ernold. Pamela, perchè non vai ancor tu a soccorrere il tuo padrone? Fai forse la ritrosa, perchè siamo qui noi?.

Pamela. Signore, ora ch’è ritornato il mio padrone, mi fate meno timore, e vi parlerò con maggior libertà. Chi credete voi che io sia? Son povera, ma onorata. Mi nutrisco del pane altrui, ma lo guadagno con onestà. Venni in questa casa a servir la madre, non il figliuolo. La madre è morta, ed il figliuolo non mi dovea cacciar sulla strada. Se Miledi mi voleva, doveva sapermi chiedere a suo fratello; e se egli ad essa mi niega, avrà ragione di farlo. Informatevi con tutti i domestici di questa casa; chiedete di me a quanti hanno qui praticato, e meglio rileverete quale sia il mio costume. Voi mi avete detto fraschetta e bricconcella (ahi che arrossisco in rammentarlo!) Se avete ritrovate pel mondo delle donne di tal carattere, non vuol già dire che sieno o tutte, o per la maggior parte così; ma si rileva piuttosto, che il vostro mal costume si fermava unicamente con queste, senza far conto delle saggie, delle oneste, che abbondano in ogni luogo. Come volete voi sapere, se più sieno le donne buone o le cattive, se solamente delle pessime andate in traccia? Come può discernere che cosa sia la virtù, chi unicamente coltiva le sue passioni? Ebbi l’onor di conoscervi prima che partiste da Londra, ed eravate allora un buon cavaliere, un saggio inglese, un giovine di ottima aspettativa. Avete viaggiato, e avete apprese delle massime così cattive? Ah, permettetemi ch’io rifletta in vostro vantaggio, che avrete avuto nei vostri viaggi delle pessime compagnie, delle pessime direzioni. Il cuore dell’uomo, tenero come la cera, facilmente riceve le buone e le cattive impressioni. Se i mali esempi di quel cattivo mondo, che avete avuta la disgrazia1 di praticare, vi hanno guastato il cuore, siete a tempo di riformarlo. La vostra gran patria vi darà degli stimoli a farlo. E se per di-

  1. Bett.: sfortuna.