Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, V.djvu/82

72 ATTO SECONDO

Miledi. Orsù, tronchiamo questo importuno ragionamento. Pamela ha da venire con me.

Pamela. Madama Jevre, mi raccomando a voi. (piano a Jevre)

Jevre. Signora, aspettate che venga il padrone.

Miledi. Appunto perchè non c’è, ella deve meco venire.

Jevre. Oh perdonatemi, non ci verrà assolutamente.

Miledi. Non ci verrà? La farò strascinare per forza.

Ernold. Io non ho vedute femmine più impertinenti di voi.

Jevre. Signore, non mi perdete il rispetto; sono la governatrice di milord Bonfil.

Ernold. Io credeva che foste la governatrice dell’Indie.

Jevre. Saprà Milord gl’insulti che fatti avete alla di lui casa.

Miledi. Sappiali pure. Egli mi ha provocato.

Ernold. Milord non si riscalderà per due sciocche di donne.

Jevre. Mi maraviglio di voi.

Miledi. Impertinente! Ehi. Dove siete? (chiama alla porta)

Jevre. Chi chiamate, signora?

Miledi. Chiamo i miei servitori.

Jevre. Usereste qualche violenza?

Miledi. Ehi, dico. (chiama come sopra)

SCENA XIV.

Isacco, e detti.

Isacco. Che comandate, signora?

Miledi. Ove sono i miei servitori?

Isacco. Sono tutti discesi. È ritornato il padrone.

Jevre. Il padrone?

Isacco. Sì, il nostro padrone è ritornato indietro.

Pamela. (Oh ringraziato sia il cielo!) (da sè)

Jevre. Si sa per qual causa?

Isacco. È stato assalito da un orribile svenimento. (parte)

Pamela. (Oh Dio!) (da sè)

Jevre. Povero padrone! Non vo’ mancare di prestargli soccorso.

Pamela. Presto, madama Jevre, andatelo ad aiutare.