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PAMELA | 71 |
Ernold. Ah indegna! A me sfacciato?
Miledi. Ah disgraziata! Sfacciato a mio nipote?
Pamela. Se è cavaliere, stia nel suo grado.
Miledi. Ti darò degli schiaffi.
Ernold. Ti prenderò per le mani, e non fuggirai. (la inseguisce)
Pamela. Aiuto, gente, aiuto.
SCENA XIII.
Madama Jevre e detti.
Jevre. Oimè! Che è stato? Che ha Pamela, che grida?
Pamela. Ah madama, aiutatemi. Difendetemi voi dagl’insulti di un dissoluto.
Jevre. Come, signor Cavaliere? In casa di milord Bonfil?
Ernold. Che cosa credete ch’io le abbia fatto?
Jevre. Le sue strida quasi quasi me lo fanno supporre.
Ernold. Le voleva far due carezze, e non altro.
Jevre. E non altro?
Ernold. Che dite? Non è ella una sciocca a strillare così?
Miledi. È una temeraria. Ha perduto il rispetto a mio nipote ed a me stessa.
Jevre. Mi maraviglio che il signor Cavaliere si prenda una simile libertà.
Ernold. Oh poffar il mondo! Con una serva non si potrà scherzare?
Jevre. Dove avete imparato questo bel costume?
Ernold. Dove? Dappertutto. Voi non sapete niente. Io ho viaggiato. Ho ritrovato per tutto delle cameriere vezzose, delle cameriere di spirito, capaci di trattenere una brillante anticamera, fintanto che la padrona si mette in istato di ricevere la conversazione. Colle cameriere si scherza, si ride, si dicono delle barzellette, e tuttochè abbia qualcuna di esse l’abilità d’innamorare il padrone, non sono co’ forestieri fastidiose come costei.
Jevre. In verità, signor Cavaliere, a viaggiare avete imparato qualche cosa di buono.