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70 ATTO SECONDO

Ernold. Ne1 volete vendere ancora a me?

Pamela. Credo che dell’onore ne abbiate veramente bisogno.

Miledi. Ah impertinente! Così rispondi al Cavalier mio nipote?

Pamela. Tratti come deve, io parlerò come si conviene.

Ernold. Eh, non mi offendo delle ingiurie che vengono da un bel labbro. Tutte queste belle sono stizzosette. Sapete perchè fa la ritrosa? Perchè siete qui voi. Andate via, e m’impegno che fa a mio modo.

Miledi. Voglio che costei venga a stare con me.

Ernold. Verrà, verrà. Volete che vi faccia vedere come si fa a farla venire? Osservate. (cava una borsa) Pamela, queste sono ghinee; se vieni con Miledi, da cavaliere te ne dono mezza dozzina.

Pamela. Datele a chi2 sarete solito di trattare.

Ernold. Oh capperi! Sei una qualche principessa? Che ti venga la rabbia! Ricusi sei ghinee? Ti paion poche?

Pamela. Eh signore, non conoscete il prezzo dell’onestà, e per questo parlate così3.

Ernold. Tieni, vuoi tutta la borsa?

Pamela. (Oh cielo! Liberami da questo importuno). (Ja sè)

Ernold. Sarei ben pazzo, se te la dessi.4 Fraschetta!

Pamela. Come parlate? Lo saprà il mio padrone.

Ernold. Certo, il tuo padrone si prenderà una gran cura di te.

Pamela. Lasciatemi andare.

Ernold. Orsù, vieni qui. Facciamo la pace, (vuol prenderla per la mano)

Pamela. Finitela d’importunarmi. (vuol fuggire)

Ernold. Senti una parola sola.

Pamela. Madama Jevre. (vuol fuggire)

Ernold. Senti. (come sopra)

Pamela. Isacco.

Ernold. Sei una bricconcella.

Pamela. Siete un cavaliere sfacciato.

  1. Bett. e Pap.: Me ne.
  2. Pasq. e Zatta: a cui
  3. Segue in Bett.: «Em. Quanto vale questa tua onestà? Pam. Non vi è oro che la possa pagare».
  4. Segue invece nell’ed. Bett.: Le sporchette della tua sorte si pagano con molto meno.