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PAMELA 67

Jevre. Di che avete paura?

Pamela. Miledi mi ha fatta una cattiva relazione di suo nipote.

Isacco. Ecco Miledi. (Isacco parte)

Pamela. Me n’andrò io. (si avvia verso la camera)

SCENA XI.

Miledi Daure e dette.

Miledi. Pamela, dove si va? (Pamela si volta, e fa una riverenza)

Jevre. Signora, il vostro fratello non è in città.

Miledi. Lo so, io resterò qui a pranzo in vece sua col Cavalier mio nipote.

Jevre. Se non vi è il padrone...

Miledi Ebbene, se non vi è, ardirete voi di scacciarmi?

Jevre. Compatite, siete padrona d’accomodarvi; ma il signor Cavaliere...

Miledi. Il Cavaliere non vi porrà in soggezione.

Jevre. Permettetemi che io vada a dar qualche ordine.

Miledi. Sì, andate.

Jevre. (Vi mancava l’impiccio di costei). (da sè, parte)

Miledi. (Non temere, che non son venuta qui per pranzare), (da se)

Pamela. (Me n’andrei pur volentieri). (da sè)

Miledi. Ebbene, Pamela, hai tu risoluto? Vuoi venire a star con me?

Pamela. Io dipendo dal mio padrone.

Miledi. Il tuo padrone è un pazzo.

Pamela. Perdonatemi, una sorella non dovrebbe dire così. j

Miledi. Prosuntuosa! M’insegnerai tu a parlare?

Pamela. Vi domando perdono.

Miledi. Orsù, preparati a venir meco.

Pamela. Ci verrò volentieri, se il padrone lo accorderà.

Miledi. Egli me l’ha promesso.

Pamela. Egli mi ha comandato di non venirvi.

Miledi. E tu vorrai secondar lo sua volubilità?

Pamela. Son obbligata a obbedirlo.

Miledi. Fraschetta! Lo vedo, lo vedo, ti compiaci in obbedirlo.