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60 ATTO SECONDO

Bonfil. Rispondimi con libertà.

Pamela. Son vostra serva; disponete di me.

Bonfil. (Ah crudele! Ella non sente pena in lasciarmi). (resta pensieroso)

Pamela. (Vedete com’è confuso?) (piano a Jeore)

Jevre. (Lo compatisco. È un passo grande). (piano a Pamela)

Bonfil. Sposati, ingrata, e vattene dagli occhi miei. (alterato)

Pamela. (Oimè!)

Jevre. (Non lo capisco).

Bonfil. Dimmi. Lo hai preparato lo sposo?

Pamela. Se mai ho pensato a ciò, mi fulmini il cielo.

Jevre. Pamela è stata sempre sotto la mia custodia.

Bonfil. E con tanta prontezza accetti l’offerta che io ti fo di uno sposo?

Pamela. Ho detto che voi potete disporre di me.

Bonfil. Posso disporre di te per farti d’altrui, e non potrò disporre per farti mia?

Pamela. Di me potete disporre, ma non della mia onestà.

Bonfil. (Ah, costei sempre più m’innamora!) (resta pensieroso)

Pamela. (Che dite, madama Jevre? Belle speranze!) (piano a Jevre)

Jevre. (Sono mortificata). (piano a Pamela)

Bonfil. Orsù, per mettere in sicuro la tua onestà, mi converrà maritarti. Jevre, voi che l’amate, provvedetele voi lo sposo.

Jevre. E la dote?

Bonfil. Io le darò duemila ghinee.

Jevre. Non dubitate, farete un ottimo matrimonio. (a Pamela)

Pamela. Signore, per carità, vi prego, non mi sagrificate.

Bonfil. Che! Hai tu il cuor prevenuto?

Pamela. Se mi concedeste l’arbitrio di poter dispor di me stessa, vi direi quali sono le inclinazioni del mio cuore.

Bonfil. Parla, io non sono un tiranno.

Pamela. Bramo di vivere nella cara mia libertà.

Bonfil. Cara Pamela, vuoi tu restar meco? (con dolcezza)

Pamela. Ciò non conviene nè a voi, ne a me.

Bonfil. Ma dimmi il vero, peneresti a lasciarmi?