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PAMELA 53

Artur. Volete che io procuri di trovarle marito?

Bonfil. Procuratelo prestamente.

Artur. Lo farò volentieri.

Bonfil. Mia madre me l’ha teneramente raccomandata.

Artur. Datele una discreta dote, e adempirete agli ordini di vostra madre.

Bonfil. Sì, le darò di dote duemila ghinee.

Artur. Oh Milord, questo è troppo. Chi volete voi che la sposi?

Bonfil. Pamela non soffrirebbe un marito plebeo.

Artur. Nè un marito nobile la prenderà per la dote.

Bonfil. Avvertite a non le procurare un marito straniero.

Artur. Che! Vi spiacerebbe ch’ella andasse lontana?

Bonfil. Non m’inasprite più crudelmente la piaga.

Artur. Orsù, diciamolo a madama Jevre. Ella è donna di senno; ella provvederà a Pamela lo sposo.

Bonfil. Sì, Jevre l’ama. Niuno meglio di lei saprà contentar Pamela.

Artur. Ecco l’affare accomodato; ecco quasi assicurata la sorte di questa buona ragazza; ed ecco voi fuor di pericolo di rovinarvi per sempre.

Bonfil. Caro amico, i vostri consigli operano sopra il mio cuore con la forza della ragione; ma io provo, io solo provo le atroci pene della passione nemica.

Artur. Giacchè avete dell’amore per me, vorrei pregarvi di un’altra grazia.

Bonfil. Siete arbitro della mia vita.

Artur. Vorrei che vi compiaceste di venir meco per otto giorni in campagna.

Bonfil. No, compatitemi, non posso in ciò compiacervi.

Artur. Ma perchè mai?

Bonfil. Gli affari miei non mi permettono uscire dalla città.

Artur. Fra questi affari v’ha parte alcuna Pamela?

Bonfil. Sì, ma unicamente per maritarla.

Artur. Questo si può procurare senza di voi.

Bonfil. Ma non si può risolvere senza di me.