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PAMELA 51

Bonfil. In una estraordinaria virtù, in una illibata onestà, in un’ammirabile delicatezza d’onore.

Artur. Pregi grandi, grandissimi pregi, che meritano tutta la venerazione; ma se Pamela è delicata nell’onor suo, voi non lo dovete essere meno nel vostro.

Bonfil. Vi ho pur convinto stamane, che l’uomo nobile con nozze ignobili non offende ne l’onestà, nè la legge.

Artur. Ed io vi ho convinto ch’egli tradisce i propri figliuoli.

Bonfil. Questi figli non son sicuri.

Artur. Bramereste voi morir senza prole?

Bonfil. (Pensa un poco) No certamente. Muore per metà chi lascia un’immagine di se stesso ne’ figli.

Artur. Dunque avete a lusingarvi anzi di conseguire quello che ragionevolmente desiderate.

Bonfil. Ah che bei figli, che cari figli uscirebbero dalla virtuosa Pamela!

Artur. Il sangue di una madre vile potrebbe renderli bassamente inclinati.

Bonfil. Non è il sangue, ma la virtù della madre che opera mirabilmente ne’ figli.

Artur. Milord, siete voi risoluto di sposare Pamela?

Bonfil. Il mio cuore lo brama. Pamela lo merita, ma non ho stabilito di farlo.

Artur. Deh non lo fate; chiudete per un momento l’orecchio alla passione che vi lusinga, e apritelo ad un amico che vi consiglia. Fermatevi a considerare per un momento questo principio vero: esser dovere dell’uomo onesto preferire il decoro all’amore, sottomettere il senso all’impero della ragione. Tutto voglio accordarvi, per iscemare l’inganno della vostra passione. Sia vero, che l’onestà non si offenda; verissimo, che le leggi non l’impediscano; e diasi ancora, che i figli poco perdano per un tal maritaggio: udite le infallibili conseguenze ch’evitare non si possono, e preparatevi a soffrirle, se avete cuore di farlo. I vostri congiunti si lagneranno aspramente di voi, si crederanno a parte dell’ingiuria che fatta avrete al vostro medesimo sangue.