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tenspiel im Reiche der Schatlen, ne parla il noto preziosissimo Theater-Kalender di H. A. O. Reichard. 1800, p. 9), non la dimentica. Gareggiarono nell’interpretazione di questa parte il famoso Hanswurst Gottfried Prehauser (1699-1769) e i grandi attori Konrad Eckhof (1720-1778). F. L. Schröder (1744-1816) e A. W. Iffland (1759-1814). Prehauser recitava la F. a. in un rifacimento di I. G. Laudes (Die verstellte Kranfe, oder der rechtschaffene Arzt. Wien, 1765; ristampato nel 1770), il quale per averci aggiunto parecchio di suo si credette autorizzato a sopprimere sul frontespizio il nome del Goldoni. Nella premessa ingenuamente si scusa di non aver osservato l’unità di luogo, che l’avrebbe obbligato a mettere la spezieria in camera di Sofia (Rosaura) o viceversa. La poltrona della finta ammalata in farmacia?

In occasione d’una recita della F. a. a Lubecca il 3 ottobre del 1770, Eckhof, nella parte di Agapito, è detto inimitabile (Das Parterre. Erfurt, 1771, p. 233). Grandi elogi toccano pure a Carlotta Brandes (Rosaura), attrice ricca d’ingegno, assai ammirata anche dal Lessing, per aver reso la parte con garbo finissimo. Una Medebac del Nord! Dello Schröder, forse il massimo attore della scena tedesca (cfr. Nota al Servitore di due padroni, vol. I, p. 624 di quest’Ediz.) si racconta che nel personaggio di Agapito (l’interpretò la prima volta il 22 gennaio 1770 ad Amburgo) s’immedesimasse così che nessuna parte tragica potè tanto su di lui. Credeva egli stesso che vi si esauriva tutta la sua natura (F. L. W. Meyer, F. L. Schröder, ecc. Hamburg, 1823, voi. I, p. 207). Sapeva lo Schröder dar rilievo efficace a ogni singola nota comica del personaggio. Di più recitava la parte con temperamento eccitabile, collerico, cui la sordità, fonte d’equivoci e di sospetti, poteva dar facile alimento. Iffland al contrario, per consiglio d’un suo compagno d’arte e forse anche per non ripetere il tipo creato dal genialissimo Schöder, era un sordo tranquillo, quasi apatico. La prima volta (?) che recitò la F. a. il pubblico sconcertato dalla nuova interpretazione rimase sulle prime freddo, ma presto il contrasto fra l’imperterrita calma dello speziale e le ansie paterne del vecchio Bisognosi, che attento solo alla pretesa malata non vede più lume, sortì un effetto comico tanto vivo, che gli spettatori finirono con l’applaudire frenetici. Schröder presente alla recita da un palco, felice dapprima del fiasco del rivale, che riteneva sicuro, appena vede gli spettatori smascellarsi dalle risa e sente gli applausi andar alle stelle, lascia il palchetto battendo con violenza l’uscio (Briefe von A. W. Iffland und F. L. Schröder an den Schauspieler Werdy. Frankfurt a M, 1881, p. 31). Del successo rimasto sempre fedele all’Iffland in questa parte abbiamo — in una lettera della madre di Goethe (Francoforte, 13 nov. 1784) alla Granduchessa Anna Amalia — documento simpatico, questo passo: «Tra le altre cose Iffland ci diede Agapito, lo speziale sordo della Finta ammalata, e il giubilo e il riso furono tali che l’ilarità s’attaccò ai comici, sicchè duraron fatica a restar in carreggiata e a non sfigurare». (Heinemann, Goethes Mutter, Leipzig, 1893, pp. 180, 370). Il 3 maggio del 1798 Iffland recitò anche al teatro di Weimar, direttore il Goethe, lo Speziale sordo o semplicemente lo Speziale, titolo col quale la commedia in Germania era ormai popolare. (Burkardt. Das Repertoire des Weimarischen Theaters unter Goethes Leitung. 1891, pp. 28,132). L’aveva visto colà, spettatrice gaudente, la moglie di Schiller, e il manto scrivendone a Goethe