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congiunti stretti di quel dottor Onesti, che con assai più morale che vis comica tolse ai medici ciarlatani il monopolio del palcoscenico. Nella commedia del Nota al medico coscienzioso fanno non degna corona due avidi e ignoranti. Un fievole spunto goldoniano è nell’insipienza medica che ingarbuglia sempre peggio quella farraginosa commedia ch’è il Vitalizio di Giovanni Paradisi (G. Cavatorti, Una lett. ined. di A. Nota sul «Vitalizio» di G. P. Capri, 1906). La F. a., secondo il Di Giacomo (Cronaca del Tea. S. Carlino, Trani, 1895, p. 540), fu accolta anche nel teatro dialettale napoletano con la riduzione No zio ciuccio e no nepote scemo di E. Scarpetta, recitata il 13 ottobre del 1880, (lo Scarpetta la comprende invece tra le commedie «pensate e scritte da lui» [Da S. Carlino ai Fiorentini, Napoli, 1900, p. 455]) e neppure isdegnò di scendere fra le teste di legno fondendosi con l’Amour médecin (Toldo. Nella baracca dei burattini. Giorn. stor. d. lett. ital. 1908, voi. 51, p. 13) nel repertorio dei Fratelli Lupi di Tonno. Acconciato prima dal G. stesso il suo speziale per l’arte dei suoni, accoppiando alla passione per i foglietti un amore serotino e sfortunato per una sua vispa pupilla, altri libretti, ricavati dalla F. a., furono musicati da più compositori (nel 1783 da P. Anfossi; nel 1793 da V. Trento [Musatti, Drammi mus. di C. G. e d’altri. Bassano, 1900, p. 11 ]; nel 1905 da D. Napoletano su libretto di Menotti Buja [Tirso, 21 ag. 1905]). E a proposito dello Speziale è curioso ricordare una recita della F. a., seguita il 16 marzo del 1778 nello stesso teatrino del Castello di Esterhaz (Ungheria), dove dieci anni prima s’era data la bella opera del Haydn. (Pohl Josef Haydn. Berlin, 1874, vol. I, parte II, p. 368. Al titolo segue in parentesi: Lustspiel von Molière?) Sempre a prova della vitalità della commedia non va trascurato che una sua scena fornì il soggetto a un quadro di Giacomo Favretto, oggi nel Castello Tedeschi, sede del Municipio di Isola Rizza. (L’Adige, Verona, 9 sett. 1900).
Fuori d’Italia la F.a. venne tradotta (o ridotta) ben nove volte, in sei lingue (spagnola, portoghese, greca, ungherese, croata e tedesca [3 volte]). Affinità di titoli volle che all’estero il lavoro del G. venisse confuso di frequente col Malade imaginaire. (Merz, C. G. in seiner Stellung z. franz. Lustsp. Leipzig, 1903, p. 24; Archiv. f. Litteraturgesch. XV. [1887], p. 84; Goethe Jahrbuch, 1890, p. 185). Così in Croazia appena studi recenti assodarono che la commedia Misli-bolesnik non è che la F. a., giunta nella Slavia al solito per un canale tedesco (Gudel. Stare kajkavske drame. Zagreb, 1900, p. 32; Archiv. f. slav. Phil. XXVI, pp. 286, 635).
Straordinario oltre ogni credere, e tale da fermare la nostra attenzione più del consueto, è il favore incontrato da questa commedia in Germania, dove durante il periodo del 700 che vide — usiamo una locuzione cara al Gozzi — l’andazzo goldoniano, fu tra le più recitate ed ebbe forse colà maggior voga che tra noi. Ancora nel 1831, dopo un lungo riposo, il Burgtheater di Vienna pensava a una ripresa in un rifacimento di F. L. Schmidt, ma la commedia non passò la censura (Costenoble. Aus dem Burgtheater 1818-1837. Wien, vol. Il, p. 42). Il primo, anzi l’unico autore di tanta fortuna fu là, ancor più che in Italia, lo speziale Agapito, figura divenuta così celebre nei teatri tedeschi che del 1800 (?) un lavoro teatrale d’occasione, rassegna delle commedie allora più fortunate presso quelle platee (Theatralische Schatten. Ein Schat-