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484 | ATTO TERZO |
Rosaura. Così, così.
Pantalone. Oe, la parla.
Onesti. Che dite ch’ella non parla? (ai due medici)
Buonatesta. Cessato il parossismo, si è fatta dalla natura una benigna crisi: quae in casu nostro vocatur subita morbi in melius mutatio.
Merlino. Sì signore. Crisis in melius mutatio.
Pantalone. Sia ringrazià el cielo, respiro. Se m’aveva serrà el cuor.
Lelio. (Io credo che avesse perduta la parola, perchè non voleva parlare. Oh, queste donne la sanno lunga). (da sè)
Beatrice. (La crisi che ha mutato il male di Rosaura, è stata la venuta del dottor Onesti). (a Colombina)
Colombina. (Quei due medici non sanno che cosa si peschino).
Beatrice. (Poveri ammalati!)
Buonatesta. Cambiata l’indole del morbo, converrà passare a un’altra provincia di rimedi.
Merlino. Sicuramente, converrà uniformarsi al morbo.
Tarquinio. Il sangue è necessario, propter reparationem.
Pantalone. Mo via, cari siori, per amor del cielo femo qualcossa. Medichemo, reparemo, resolvemo.
Buonatesta. Carta e calamaio.
Merlino. Carta, penna e calamaio.1
SCENA XVI.
Agapito e detti.
Pantalone. Sior Agapito, cossa gh’aveu per mia fia? (Jorte)
Agapito. La pasta per i vessicanti.
Pantalone. E ela, sior dottor Onesti, no la fa gnente?
Onesti. Uno ordina,2 quello sangue, questo vescicatori: che cosa dice la signora Rosaura? Prima di dire la mia opinione, ho piacere di sentir la sua.