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LA FINTA AMMALATA | 473 |
Pantalone. Gnente, gnente. (forte assai)
Agapito. Non dite tanto forte, che mi offendete l’orecchio.
Pantalone. Mo se sè sordo. (forte)
Agapito. Io sordo? Mi maraviglio di voi: sento ronzar le mosche. Voi mi offendete.
Pantalone. Compatime, no dirò più.
Agapito. Io sordo? Mi fate un bel credito!
Pantalone. Caro vu, ho fallà, no dirò più.
Agapito. Vendo l’oglio1 per la sordità, e volete ch’io sia sordo?
Pantalone. Cossa vuol dir, che qualche volta no ghe sentì?
Agapito. Con quest’oglio ho fatto prodigi.
Pantalone. Xe vero che qualche volta no ghe sentì?
Agapito. E se voi l’adoprerete, non patirete di sordità.
Pantalone. Adesso ghe sentìu?
Agapito. Che?
Pantalone. Ghe sentìu? (un poco più forte)
Agapito. Come?
Pantalone. Ghe sentìu? (assai forte)
Agapito. Sì, ci sento, ci sento.
Pantalone. (Siestu maledetto, l’è sordo, e nol vuol esser), (da se)
Agapito. Sicchè dunque i medici non hanno concluso niente?
Pantalone. Gnente. (forte)
Agapito. Ma piano, che ci sento. Che cosa pensate fare di vostra figlia?
Pantalone. No so gnanca mi.
Agapito. Che?
Pantalone. No so gnanca mi. (forte)
Agapito. Ho inteso; volete fare a mio modo?
Pantalone. Perchè no?
Agapito. No? Avete detto di no?
Pantalone. Ho dito perchè no? (forte)
Agapito. Sì, v’ho capito. Perchè no, vuol dire di sì. V’ho capito. Se volete fare a modo mio, datele due o tre prese di china.
- ↑ Pap.: l’acqua.