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472 | ATTO TERZO |
Pantalone. Mo cossa ghe xe?
Colombina. Via; ha bisogno della signora Beatrice, e non di voi.
Pantalone. Cara siora, andè là; vardè cossa la vuol.
Beatrice. Poverina! Vado subito.
Colombina. (Ha saputo che avete parlato col medichino, ed è curiosa di sapere che cosa gli avete detto). (piano a Beatrice, e parte)
Beatrice. (Povera ragazza! Se sa la cosa com’è, muore dalla passione). (da sè)
SCENA V.
Pantalone, poi Agapito.
Pantalone. Vorria provar l’unguento de sta donna; el costa poco, e se poderia dar che con poco la varisse; ghe n’ho buttà via tanti, no vôi vardar spesa: chiamerò sto spargirico; so ch’el gh’ha un balsamo, che varisse trenta o quaranta mali; possibile che noi varissa anca quello de mia fia?
Agapito. Signor Pantalone, con sua licenza.
Pantalone. Oh sior Agapito, la reverisso.
Agapito. Che dice?
Pantalone. La reverisso. (forte)
Agapito. Oh, obbligato. Sta bene la signora Rosaura?
Pantalone. La sta malissimo.
Agapito. Sì? Me ne rallegro.
Pantalone. Ve ne rallegrè? (forte)
Agapito. Sì signore, ho gusto che stia bene.
Pantalone. Ve digo che la sta malissimo, malissimo. (forte)
Agapito. Ah, ho inteso; me ne spiace.
Pantalone. (Co sto sordo se fa fadighe da bestie). (da sè)
Agapito. Come è andato il consulto?
Pantalone. No i ha concluso gnente affatto.
Agapito. Sì? L’anno fatto?
Pantalone. I l’ha fatto. (forte)
Agapito. Che cosa hanno concluso?