Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
460 | ATTO SECONDO |
Merlino. È vero: removetur effectus.
Pantalone. (Sto sior dottor Merlin accorda tutto). (da sè)
Buonatesta. Avete appetito? (a Rosaura)
Rosaura. Signor no.
Buonatesta. Conosco dalle vibrazioni del vostro polso esservi un’abbondanza di sangue, che altera la digestione. Bisogna rimediarvi.
Merlino. Senza dubbio.
Onesti. Mi perdonino; se si pretende arguire l’abbondanza del sangue dal polso, io dico e sostengo che il polso della signora Rosaura è naturale, giusto e sano, senza un minimo accidente che lo possi denotare alterato.
Buonatesta. Questa è questione di fatto. io dico esservi della effervescenza. (tasta il polso) Signor Malfatti, sentite.
Merlino. Certo, vi è dell’effervescenza. (tastando)
Onesti. Io dico che questo polso non può essere più naturale, e non so come il signor dottor Malfatti possa sostenere il contrario. Favorisca dirmi per mia istruzione, quali sono gli accidenti che denotano il polso effervescente?
Merlino. Eh, che il polso è naturale, naturalissimo. (tastando)
Rosaura. (S’alza) Signori miei, sono annoiata di farmi toccare il polso. L’avete sentito tanto che basta; io non ne voglio più. Discorrete, consultate, ordinate quanto volete, non vi abbado e non vi credo.
Onesti. (Come? non abbadate a nessuno?) (piano a Rosaura)
Rosaura. (Sì, abbado a voi, e se voi foste in caso di abbadare a me, forse forse staremmo bene tutti due). (piano all’Onesti, e parte)
SCENA XII.
I tre medici, Tarquinio e Pantalone.
Pantalone. Tolè, la s’ha stufà, la xe andada via.
Onesti. (Che diavolo ha ella detto? Credo di non averla bene capita). (da sè)
Buonatesta. Orsù, non potendoci noi accordare nella qualità del