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446 | ATTO SECONDO |
Pantalone. La china farala ben a mia fia? (forte)
Agapito. Farà benissimo.
Pantalone. Podemo provar.
Agapito. Grand’obbligazione abbiamo alla China! Viva la China! E il Can de’ Tartari vorrebbe che il principe della China ripudiasse la sposa? Non la ripudierà, non la ripudierà.
Pantalone. Cossa gh’intra el Can de’ Tartari colla china? (forte)
Agapito. Avete letto i foglietti?
Pantalone. Sior no.
Agapito. Se non avete letto i foglietti, non parlate.
Pantalone. Orsù, se vien el dottor Bonatesta, mandèlo da mi, che voggio far consulto per mia fia.
Merlino. (Il signor Pantalone dice di voler far consulto. Potrebbe chiamar anche me). (a Tarquinia)
Tarquinio. (Se bisognasse sangue, son qua io).
Pantalone. Aveu inteso del consulto? (forte ad Agapito)
Agapito. Che consulto?
Pantalone. Voggio far consulto per mia fia. (forte)
Agapito. Datele la china.
Pantalone. Vôi sentir el consulto dei miedeghi.
Agapito. Verrà il dottor Buonatesta.
Pantalone. Sì, col vien, mandèlo subito. Avanti le disisette, se el pol.
Agapito. Vi sarà il dottor dell’acqua fresca?
Pantalone. Chi?
Agapito. Il dottor Onesti.
Pantalone. Sior sì, el ghe sarà. Ma vorria che ghe fusse un altro miedego.
Agapito. Come?
Pantalone. Vorria che i fusse tre. (forte)
Agapito. Verrò io, verrò io.
Pantalone. Vu no sè miedego.
Agapito. Che? Non son medico?
Pantalone. Sè spizier.
Agapito. Me n’intendo più dei medici. Io ho più pratica di loro.