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LA FINTA AMMALATA 437

Rosaura. Non posso respirare; ho una malinconia che mi uccide.

Colombina. (E ora rideva come una pazza). (da sè)

Beatrice. Avete febbre?

Rosaura. Oh, credo d’averne sempre.

Beatrice. Eppure non avete cattiva cera.

Rosaura. Accomodatevi; datele da sedere.

Colombina. Subito, vi servo. Cara signora Beatrice, procurate farla stare allegra, divertitela da questa sua malinconia.

Beatrice. Farò il possibile per divertirla.

Colombina. Signora padrona, volete che vada a farvi un poco di zuppa?

Rosaura. No, no, mi solleva lo stomaco solamente a sentirla nominare.

Colombina. L’ha detto il dottor Onesti.

Rosaura. L’ha detto? (alquanto ridente)

Colombina. Sì, l’ha detto. La volete?

Rosaura. Via, mi sforzerò.

Colombina. (Oh, assolutamente il dottor Onesti è il suo male, il suo medico e la sua medicina). (da sè, parte)

SCENA XII.

Rosaura e Beatrice.

Beatrice. Questa notte avete dormito?

Rosaura. Non ho mai chiuso occhio. (mesta)

Beatrice. Ma da che è derivato questo vostro male?

Rosaura. Io non lo so; so che mi sento rifinita, che non ho forza da stare in piedi, e mi consumo ogni giorno più. (con affanno)

Beatrice. Avete ostruzioni?

Rosaura. Ho dieci mali, uno peggio dell’altro.

Beatrice. Prendete medicamenti?

Rosaura. Ho presa, posso dire, una spezieria intera, e niente mi giova.

Beatrice. Eh, Rosaura, sapete qual sarebbe il medicamento buono per voi?