Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, V.djvu/451


LA FINTA AMMALATA 433

Pantalone. (Cussì presto?)

Agapito. (Agli uomini di questa sorta si pagano le parole un tanto l’una).

Pantalone. (Adessadesso). Sior illustrissimo, comandela de favorir de vegnir con mi a veder sta mia putta?

Buonatesta. Ora non posso. Ho troppe visite.

Pantalone. Ma quando poderala vegnir?

Buonatesta. Lasciate ch’io veda il mio taccuino. A ore sedici dal conte Anselmo. A sedici e mezza dal marchese Ruggiero. A sedici e tre quarti dalla contessa Olimpia. A diciassette dal cavaliere Roberto. A diciassette e un quarto dal principe Casimiro. Alle diciotto dal conte...

Pantalone. Dal sior Prencipe la ghe sta tre quarti d’ora?

Buonatesta. Ha piacere di divertirsi; sagrifica volentieri tre zecchini per parlar meco tre quarti d’ora.

Pantalone. (Un zecchin1 ogni quarto d’ora! Ma cossa s’ha da far? Per varir sta putta bisogna spender). (da sè)

Buonatesta. Vedete? Per questa mattina non potrò venire.

Pantalone. Se la podesse levar do quarti d’ora al sior Prencipe e darmeli a mi, supplirave anca mi al mio debito... senza pregiudizio de vussustrissima.

Buonatesta. Caro signor Pantalone, siete tanto proprio e civile, che non posso ricusare di compiacervi. Alle ore.. Aspettate. (osserva il taccuino) Alle ore diciassette e mezza sarò da voi, e ci sarò sino alle diciotto.

Pantalone. E mi farò el mio dover. Vago intanto a consolar mia fia e dirghe che la staga allegra, che ho trova un mie dego che cognosse el so mal.

Buonatesta. Non lo conoscevano?

Pantalone. No i lo conosseva.

Buonatesta. Povera medicina strapazzata!

Pantalone. Ma la prego, per grazia. Za ch’ella a st’ora lo cognosse sto mal, cossa se ghe dise?

  1. Pap.: (Aseo! Un zecchin ecc.).