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LA FINTA AMMALATA | 427 |
assicurandola che la bevanda non era che acqua di pozzo, può essere che mi riesca disingannarla, e distruggere a poco a poco i suoi pregiudizi e le sue malinconie. (forte)
Agapito. Andate là, che siete un bravo medico. (con ironia)
Onesti. Fate voi il vostro mestiere, e lasciate a me fare il mio. (forte)
Agapito. Se medicate coll’acqua fresca, distruggete il mio mestiere ed il vostro.
Onesti. Io non ordino i medicamenti per beneficar lo speziale. (forte)
Agapito. Sì, voi ordinate l’acqua fresca per incomodarlo.
Onesti. Il signor Pantalone è uomo ricco e proprio; non dubitate, vi riconoscerà. (allontanandosi)
Agapito. Che cosa conoscerà?
Onesti. Dico che vi riconoscerà.
Agapito. Chi?
Onesti. Il signor Pantalone.
Agapito. A chi?
Onesti. A voi.
Agapito. Come a me?
Onesti. Riconoscerà voi.
Agapito. Perchè?
Onesti. (Oh sordo maledetto!) (da sè)
Agapito.' Il Gran Can de Tartari fortificherà le piazze di frontiera. (legge)
SCENA V.
Lelio e detti.
Lelio. Signor dottore, appunto di voi andava in traccia.
Onesti. In che vi posso servire? Che cosa avete da comandarmi?
Lelio. Vorrei pregarvi di sapermi dire, come sta la signora Rosaura.
Onesti. Siete voi parente della signora Rosaura?
Lelio. Parente no, sono amico.
Onesti. Amico di suo padre o di lei?
Lelio. Veramente più di lei che di suo padre. Vi dirò, la de-