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426 ATTO PRIMO

SCENA IV.

Il dottore ONESTI e detto.

Onesti. Riverisco il signor Agapito.

Agapito. Servitor suo.

Onesti. È stato nessuno a cercar di me?

Agapito. Che dice?

Onesti. (Che pena con questo sordo!) (da sè) Nessuno ha domandato di me? (forte)

Agapito. Signor no, nessuno.

Onesti. Ditemi, si è veduto il signor Pantalone de’ Bisognosi?

Agapito. Bisognosi, di che?

Onesti. Si è veduto il signor Pantalone? (forte)

Agapito. Ah, il signor Pantalone de’ Bisognosi? Ho inteso. Signor no, non si è veduto.

Onesti. Porterà, o manderà una ricetta mia per la signora Rosaura sua figlia. Voi avete a fingere di dargli un medicamento, e gli avete a dare una boccia d’acqua del vostro pozzo. (forte e vicino)

Agapito. Perchè una boccia d’acqua, e non altro?

Onesti. Perchè il male di quella giovane è ideale; crede aver male, e non è vero. Per contentarla, qualche volta le accordo apparentemente un qualche medicamento che non le possa far male; le do l’acqua pura, per non imbarazzarle lo stomaco con inutili medicamenti. (forte)

Agapito. Ma se le do l’acqua, che cosa metterò in conto nel libro?

Onesti. Niente. (come sopra)

Agapito. Niente?

Onesti. Volete farvi pagare l’acqua pura del vostro pozzo? (come sopra)

Agapito. Ma se la do per medicamento!

Onesti. È un finto rimedio, per secondare l’immaginazione della ragazza. Quando l’avrà bevuta, probabilmente le parrà star meglio, loderà il medicamento; ed io allora svelando la verità,