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dall’una e dall’altra veniva io fortunatamente protetto1; ma le mie occupazioni m’hanno impedito poterlo fare. Uscì nel tempo medesimo dai torchi in Venezia un quinto Tomo delle Commedie mie, e a queste fu posto in fronte il nome della nobilissima Dama, il che sperando ch’ella abbia voluto onorare coll’alta sua protezione le Opere di un miserabile Autore, quantunque da straniera mano esibite.2
Altro non mancami per compimento del mio giubbilo e dell’onor mio, che della protezione benignissima dell’E. V. potermi in faccia al Mondo gloriare. Ella è naturalmente inclinata a proteggere e a beneficare, avendo ereditato dagli Avi dell’antichissima Prosapia sua le più belle, le più eroiche Virtù, che vagliano a costituire un Cavaliere degno d’ammirazione e di lode.
Fino nell’anno ccclxxix, che vale a dire quattordici secoli prima de’ nostri correnti giorni, principiò l’Italia a essere onorata dal sangue illustre de’ Gambara, allora quando3 la Madre d’Ibore ed Agione, Duci de’ Longobardi, sì rese per le sublimi doti sue venerabile agl’Italiani; indi nell’anno cm Ancislao, condottiere di valorosa Armata, diè prove ammirabili del suo Valore, e Ugone, suo primogenito, meritò essere da Ottone Imperadore della Prefettura d’Italia insignito, mentre un altro Ancislao godeva il Principato assoluto di Norlinghen nella Svevia. Un Fran-
- ↑ Così segue nel t. IV dell’ed. Paperini di Firenze, dove la prima volta fu stampata, dentro l’anno 1753, la presente lettera di dedica: Le mie vessazioni, pur troppo al mondo tutto palesi, m’hanno vietato poterlo fare, poichè un animo angustiato ed afflitto non può cantare carmi di gioia, e mal si convenivano a liete nozze i tristi omei, che andava tra le sofferte persecuzioni spargendo. Uscì nel tempo medesimo dai torchi di Venezia un quinto Tomo delle povere Commedie mie scontraffatte e scorrette, e a queste fu posto in fronte il nome grande suddetto della nobilissima Dama, il che colmarmi doveva di consolazione, ma tutto in que’ giorni calamitosi mi si convertiva in veleno; rammaricandomi sopra di ciò aspramente che altri usurpato mi avesse l’onore di procurare da me medesimo una sì magnanima Protettrice alle Opere mie, e che le fossero queste senza la correzione mia dedicate. Io non ardisco presentarmi alla Dama con altra offerta, poichè sperando ch’ella abbia voluto onorare coll’alta sua protezione le Opere di un miserabile Autore, quantunque da straniera mano esibite, abusarmi non deggio della clemenza sua, ma renderle quelle grazie ch’io posso, per un benefizio che giovami considerare a me soltanto concesso.
- ↑ Resta interrotto il periodo nell’ed. Pasquali, ma si corregge e si compie con l’edizione Paperini.
- ↑ Panvinius Onuph. de Antiquit. Veron. Ub. 5. Cap. I. [nota originale]