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ATTO SECONDO.
SCENA VIII1.
Lelio solo.
Mi pare cosa strana, che Florindo voglia meco dissimulare la sua passione per timore di dispiacermi. Sa pure ch’io l’amo. Ma questa lettera è di suo carattere, Beatrice asserisce essere a lei diretta, e in fatti a chi l’avrebbe egli a scrivere? Sempre è stato meco; pratiche in Bologna non ne ha. Senz’altro è innamorato di mia sorella. Eccolo che egli viene.
SCENA IX2.
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Lelio. Caro amico, so tutto; so a chi doveva esser diretta la lettera. Ammiro la vostra delicatezza, ma voi calcolate poco la mia amicizia, se mi celate gli arcani del vostro cuore.
Florindo. Voi v’ingannate assolutamente.
Lelio. No, non m’inganno. Confronto la lettera coi discorsi seguiti. Voi m’avete celata la verità, ma poichè questa mi vien dal caso scoperta, vi dico che mi chiamerò fortunato, se sarà in mano mia il potervi render felice.
Florindo. Ma no, caro amico; mettiamo la cosa in chiaro, e vedrete che v’ingannate.
Lelio. Orsù, l’insistere che voi fate a negare, è un’offesa gravissima alla nostra amicizia; voi temete violare l’ospitalità con un amore innocente, ed io vi dico che la violate assai più con un pertinace silenzio; se mi amate, palesatemi il vero; se persistete a negare, voi non mi siete amico.
Florindo. A uno scongiuro di questa natura non posso più resi-