Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, V.djvu/385


IL VERO AMICO 369

Florindo. Dunque avete risolto?

Lelio. Ho fissata la massima, e non mi rimuovo.

Florindo. Lascerete la signora Rosaura?

Lelio. Senz’altro.

Florindo. E anderà in mano sa il cielo di chi?

Lelio. Contribuirei col sangue alla sua fortuna.

Florindo. Avreste cuore di vederla maritare con altri?

Lelio. Quando non la potessi aver io, penerei meno, se la vedessi ben collocata.

Florindo. Non avreste gelosia?

Lelio. Non avrei occasione d’averla.

Florindo. Non ne provereste dolore?

Lelio. L’amore cederebbe il luogo alla compassione.

Florindo. E se un vostro amico la sposasse, ne avreste piacere?

Lelio. Un amico? Non vi capisco.1

Florindo. Signor Lelio, se per esempio... Figuriamoci un caso. Se, per esempio... la sposassi io?

Lelio. Voi non la potete sposare.

Florindo. No? Perchè?

Lelio. Perchè avete promesso di sposare mia zia2.

Florindo. Se, per esempio... per esempio... io non avessi promesso niente alla vostra zia3?

Lelio. Avete promesso a lei, ed avete4 promesso a me.

Florindo. È vero; pare che abbia promesso; ma se fosse stato un equivoco?

Lelio. Come un equivoco? La vostra lettera vi manifesta.

Florindo. Quella lettera se, per esempio, non l’avessi scritta alla signora Beatrice?

Lelio. Per esempio, a chi la potevate avere scritta?

Florindo. Sì potrebbe dare che l’avessi scritta... alla signora Rosaura.

Lelio. Come? Voi amante di Rosaura? Voi rivale del vostro amico? Voi commettere un’azione simile contro tutte le

  1. Pap. ha invece: Certamente fra le mie pene troverei maggior conforto.
  2. Pap.: sorella.
  3. Pap.: a vostra sorella?
  4. Pap.: Se non avete promesso a lei, avete ecc.