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362 ATTO TERZO

Rosaura. Non so di che vogliate parlare.

Beatrice. V’ha egli detto, ch’io sono sposa?

Rosaura. (Ah, pur troppo è la verità!) (da sè) Mi ha detto qualche cosa.

Beatrice. Bene, io vi dirò che il signor Florindo finalmente mi si è scoperto amante, e che quanto prima sarà mio sposo.

Rosaura. Me ne rallegro. (con ironia)

Beatrice. Credetemi, che io di ciò sono contentissima.

Rosaura. Lo credo. Ma vi vuol veramente bene il signor Florindo?

Beatrice. Se mi vuol bene? M’adora. Poverino! Un mese ha penato per me. Finalmente non ha potuto tacere.

Rosaura. Certamente non poteva fare a meno di non innamorarsi di voi.

Beatrice. Avrei perduto lo spirito, se in un mese non mi desse l’animo d’innamorare un uomo.

SCENA VIII.

Colombina e dette.

Colombina. Signora, un’altra visita.

Rosaura. Chi sarà?

Colombina. Il signor Florindo.

Beatrice. Vedete se m’ama? Ha saputo ch’io sono qui, e non ha potuto trattenersi di venirmi a vedere.

Rosaura. Di chi ha domandato? (a Colombina)

Colombina. Di voi, signora.

Beatrice. Si sa, per convenienza deve domandare della padrona di casa.

Rosaura. Lo sa che v’è la signora Beatrice? (a Colombina)

Colombina. Io non gliel’ho detto.

Beatrice. Eh! lo sa senz’altro. Mi tien dietro per tutto. Sa tutti i fatti miei.

Rosaura. Me ne rallegro.

Colombina. Lo faccio passare, sì o no?

Beatrice. Sì, sì, passi.