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IL VERO AMICO 359

Lelio. Andate, ch’io vi aspetto qui.

Ottavio. Signor no; venite ancor voi.

Lelio. Vi ho da parlare in segreto.

Ottavio. Via, parlate.

Lelio. Andate a bever l’acqua.

Ottavio. Sto meglio un poco; parlate.

Lelio. Manco male. Io, come sapete, sono in parola di sposar vostra figlia.

Ottavio. Oimè! Acqua1 non posso più.

Lelio. Ma a concludere queste nozze ci vedo molte difficoltà. Andate a bevere, poi parleremo.

Ottavio. Mi passa, mi passa, parlate.

Lelio. Voi le dovreste dare la dote.2

Ottavio. Acqua, acqua, che mi sento morire.

Lelio. Una parola, ed ho finito. Ho sentito dire dalla signora Rosaura, che denaro voi non ne avete3.

Ottavio. Pur troppo è la verità.

Lelio. Dunque andate a bevere, poi parleremo.

Ottavio. Mi passa. Terminiamo il discorso.

Lelio. Volete maritar la figlia senza la dote?

Ottavio. Bene; io non la mariterò.

Lelio. E l’impegno che avete meco?

Ottavio. Se poi la volete per impegno, prendetela, ma senza dote.

Lelio. Sposarla senza dote? (alterato)

Ottavio. Se non volete, lasciate stare.4

Lelio. Non mi sarei creduto una cosa simile, (passeggia verso il letto)

Ottavio. Dove andate? La porta è qui.

Lelio. Dovrò abbandonar la signora Rosaura? (come sopra)

Ottavio. Ma io non posso più.

Lelio. Giuro5 al cielo! O sposarla senza dote, o lasciarla?

Ottavio. Una delle due.

  1. Zatta: Oimè, l’acqua.
  2. Pap. ha invece: Voi mi avete promesso seimila scudi di dote.
  3. Pap.: che questo denaro voi non l’avete.
  4. Segue nell’ed. Pap.: «Lel. Promettermi la dote, e poi mancarmi, passeggia adirato. Ott. Signor Lelio, andiamo. Lel. Non mi sarei ecc.».
  5. Pap.: Crepate. Giuro ecc.