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IL VERO AMICO 353

Lelio. Oh bene. Io vado a parlare col di lei padre, e poi sarò da voi. Aspettatemi, che partiremo insieme. Io voglio dipendere unicamente dal vostro consiglio. Se mi consiglierete sposarla, la sposerò; se lasciarla, la lascierò. L’amo, ma non vorrei rovinarmi. Pensateci, e se mi amate, disponetemi a far tutto quello che voi fareste, allorchè foste nel caso mio. Amico, in voi unicamente confido. (parte)

SCENA XX.

Florindo solo.

Anche questo di più1? Esser io obbligato a consigliarlo a far una cosa, che in ogni maniera per me ha da essere sempre di pregiudizio? Se lo consiglio a sposarla, faccio due mali, uno a lui, e uno a me. A lui, che per causa mia si mariterebbe2 senza la dote; a me, che perderei la speranza di poter conseguire Rosaura3. Se lo consiglio a lasciarla, de’ mali ne faccio tre: uno rispetto a Lelio, privandolo d’una donna che egli ama; uno rispetto a Rosaura, impedendo ch’ella si mariti; e l’altro riguardo a me, perchè se la sposo, l’amico dirà che l’ho consigliato a lasciarla per prenderla io. Dunque, che far deggio? Io ho più bisogno d’esser assistito, d’esser illuminato, (parte)

Fine dell’Atto Secondo.



  1. Paper.: Anche questo ci voleva.
  2. Pap.: si mariterà.
  3. Pap.: la mia cara Rosaura.