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IL VERO AMICO 345

SCENA XII.

Ottavio e dette.

Ottavio. Ozio, ozio, non si fa nulla. (passa, e parte)

Colombina. Che diavolo ha questo vecchio avaro? Sempre borbotta da sè.

Rosaura. Non vedo l’ora di liberarmi da questa pena. (Ottavio torna con una rocca e una calza sui ferri)

Ottavio. Garbate signorine! Ozio, ozio, non si fa nulla. Tenga e si diverta. Tenga e pass’il tempo. (dà la calza a Rosaura e la rocca a Colombina)

Colombina. Questo filare mi viene a noia.

Ottavio. E a me viene a noia il pane che tu mi mangi. Sai tu che in due anni e un mese che sei in casa mia, hai mangiato duemila duecento ottanta pagnotte?

Colombina. Oh! oh! saprete ancora quanti bicchieri di vino ho bevuto.

Ottavio. Tu non sei buona che a bere e a mangiare, e non sai far nulla.

Rosaura. Via, non la mortificate. Ella è una giovane che fa di tutto. Quell’asinone di Trappola non fa niente in casa; tutto fa Colombina.

Ottavio. Trappola è il miglior servitore ch’io abbia mai avuto.

Rosaura. In che consiste la sua gran bontà?

Ottavio. Io non gli do salario, si contenta di pane, vino e minestra; qualche volta gli do un uovo, ma oggi che ne ho rotti quattro, non glielo do.

Colombina. Se non li date salario, ruberà nello spendere.

Ottavio. Ruberà? Vogliamo dir che rubi? Possibile che mi rubi? Se me ne accorgo, lo caccio subito di casa mia.

Rosaura. E allora chi vi servirà?

Ottavio. Farò io, farò io. Anderò io a spendere, e se spenderò io, non prenderò l’uova che passano per quest’anello.

Colombina. Siete un avaro.

Ottavio. Ma! a chi è povero, si dice avaro. Orsù, va a stacciare