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IL VERO AMICO 337


chi sa se anderemo nemmeno? II mio padrone è innamorato, e quando gli uomini sono innamorati, non navigano per dove devono andare, ma per dove il vento li spinge. (parte)

SCENA VI.

Beatrice sola.

Questo signor Florindo da me ancora non s’è lasciato vedere. E sarà vero che egli mi sprezzi, che non si curi dell’amor mio? Che non faccia stima di me? L’ho pur veduto guardarmi con qualche attenzione. Mi ha pur egli detto delle dolci parole, si è pur compiaciuto scherzar sovente meco, ed ora così aspramente mi parla? Così rozzamente mi corrisponde? Partirà egli dimani? Partirà a mio dispetto? Misera Beatrice! Che farò senza il mio adorato Florindo? Ah! tremo solamente in pensarlo. (siede) Qual foglio è questo? Il carattere è del signor Florindo. Signora. Oh cieli! a chi scrive? La lettera non è finita. La gelosia mi rode. Sentiamo.1 Pur troppo ho rilevato che avete della bontà per me. Questa è la ragione per cui più presto partire risolvo, poichè trovando la vostra inclinazione pari alla mia, non sarebbe possibile il trattar con voi con indifferenza. Foss’egli innamorato di me, com’io lo sono di lui? Fosse a me questo foglio diretto? Ma no, qual ostacolo potrebbe egli avere per palesarmi il suo amore e per gradire il mio? Ah! che d’altra egli parla, ad altra donna questa carta è diretta. Potessi scoprir l’arcano! L’amico Lelio m’ha accolto nella propria sua casa, mi ha posto a parte di tutti gli arcani del di lui cuore; che mai direbbe di me, se io mancando al dovere d’amico, tradissi l’ospitalità?... Tradissi l’ospitalità? Oh cieli! Egli parla di me, pensa che sarebbe un tradir l’ospitalità, se si valesse della buona fede di Lelio2... No caro, non è mala azione amar chi t’ama, non è riprensibile quell’amore che può terminare con

  1. Segue nell’ed. Pap.: «Quantunque abbia io ecc. bontà per me. Oh cielo! Se non muovesse colla sua uoce sprezzala, direi che parlasse di me. Questa è la ragione ecc.».
  2. Segue nell’ed. Pap.: per rapirgli il cuore della sorella; no, caro ecc.