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IL VERO AMICO 335


anderò. Domattina anderò: o non saper fingete!... Certo fingo di non saperlo, ma so. Tiriamo innanzi: sono costretta a palesarvi il mio cuore. Lo palesi pure, l’ascolterò con qualche passione; ma ho fissato1 e deve esser così, e niente mi muoverà. Sappiate, caro signor Florindo... Oimè! un’altra volta caro. Sappiate che io... che io... non ci vedo più. Sappiate, caro signor Florindo; vorrei saltar questa parola, e non so come fare. Io, dacchè vi ho veduto, accesa mi sono. Ella è accesa, ed io sono abbruciato. Accesa mi sono del vostro merito; grazie, grazie, oh povero me! E senza di voi morirò certamente... Morirà? Oh cielo! Morirà? Sì, che mora: morirò ancor io, non importa, purchè si salvi l’onore. Deh! muovetevi a compassione, caro signor Florindo. Un altro caro! Questo caro mi tormenta, questo caro mi uccide. Sentirmi dir caro da una mano sì bella, dettato da una bocca così graziosa, non posso più! Se seguito a leggere, cado in terra. Questa lettera per me è un inferno, non la posso leggere, non la posso tenere. Bisogna che io la strappi, bisogna che me ne privi. Non leggerò più quel caro, non lo leggerò più. (straccia la lettera) Ma che cosa ho io fatto? Stracciar una lettera piena di tanta bontà? Stracciarla avanti di finirla di leggere? Neppur leggeria tutta? Chi sa che cosa mi diceva sul fine? Almeno sentire il fine. Se potessi unire i pezzi, vorrei sentire che cosa concludeva; mi proverò. Ecco il caro; il caro mi vien subito davanti agli occhi; non voglio altro, non voglio altro; dica quel che sa dire, non voglio più tormentarmi; non voglio miseramente sagrificarmi. Ma che cosa pens’io di fare? Andar via2 senza risponderle? Senza dirle nulla? Sarebbe un’azion troppo vile, troppo indiscreta. Sì, le risponderò. Poche righe, ma buone. Siamo scoperti, convien parlar chiaro. Far che si penta di questo suo amore, come io mi pento del mio. E se Lelio vede un giorno questa mia lettera? Non importa; se la vedrà, conoscerà allora chi sia Florindo. Vedrà che Florindo per un punto d’onore è stato capace

  1. Pap.: ma son uomo, son vero amico, ho fissato.
  2. Pap. aggiunge: con questa bella grazia.